Massimiliano Allegri ci teneva in modo particolare. Un crocevia determinante di questo campionato: “Se sbagliamo la gara di Crotone gettiamo via quello che di positivo abbiamo fatto contro l’Inter”. Parole queste ripetute ossessivamente dopo Juve -Inter, parole che hanno tuonato nella testa dei suoi ragazzi; conditio sine qua non è vincere per rispettare il tabellino di marcia verso il traguardo finale.
(Federico Tardito ONE+NINE IMAGES)
All’Ezio Scida i suoi ragazzi lo hanno ascoltato come sempre d’altronde e la vittoria è arrivata puntualmente. Un altro passo importante dunque e missione che viene perfettamente portata a termine verso la scalata alla vetta del sesto titolo tanto agognàto. La Juve si riconsegna dunque alla classifica che più le compete riportandosi a 7 lunghezze dalla seconda, la Roma, ma questo poco importa e pare solo un dettaglio perchè quello che accade lassù sembra appartenere ad un’altra dimensione. Troppa differenza con le altre perchè poi questa Juve non perde un sol colpo rendendo un’ ossessione per chi insegue. La triste sorte di chi dovrà rinununciare ancora una volta a sogni di conquiste.
Allegri conferma il modulo vincente ( cinque vittorie e un solo goal incassato ) ma questa volta con le varianti dei soli giocatori: rotazione calcolata. Pjaca parte per la prima volta dall’inizio in luogo di Cuadrado notizia questa che già girava nell’aria. Il giovane croato non brilla, complici le sue poche apparizioni condite anche dal risicato minutaggio a disposizione. Rivedibile tuttavia per altre occasioni da sfruttare. Pjanic parte dalla panchina, Rincon fa coppia con Khedira, Asamoah agisce sulla fascia sinistra e lascia a riposo lo spremuto Alex Sandro. Si rivede Dani Alves reduce dall’infortunio di novembre. Fatica ad inserirsi. Il Crotone conta sul suo 4-4-2 ma non schiera Trotta a favore di Tonev che fa coppia con Falcinelli. Formazioni pressochè annunciate e gara che regala emozioni solo nella seconda fase di gioco quando la Juve apre con il monumentale Mandzukic e chiude con l’incontenibile Higuain che segna con regolarità. Dybala si danna e lotta su ogni pallone ma troppi uomini su di lui osservato speciale. Al fischio finale di Valeri Allegri sorride e guadagna gli spogliatoi, mani in tasca e passo veloce, veloce come la sua Juve. Un altro mattone è stato collocato, un altro passo verso la vetta è stato fatto. Dalle molte finestre affollate qualche bandiera della Juve sventola. La Juve da quella parti è sempre la Juve.