Aspettavamo un test più probante,un qualcosa che ci facesse pensare che le gare contro Lazio, Milan e Sassuolo non fossero solo una mera illusione ma che qualcosa di ben più consistente potesse apparire all’orizzonte delle speranze,quelle che tutti aspettavano, quelle che ci portassero a conoscere un’altra squadra più aggressiva e convincente.
Se appunto contro Lazio, Milan e Sassuolo la sensazione che qualcosa di diverso stesse cambiando contro gli uomini di Pioli è arrivata la risposta più concreta al cospetto di una formazione composta da una diversa qualità espressa in campo e da una compagine più vogliosa di crescere: una squadra, quella interista, sicuramente di rango superiore sotto il profilo delle individualità. Il neo arrivato Gagliardini, D’Ambrosio,Perisic con Brozovic e Candreva rappresentano qualità sopraffina e non certo elementi messi lì per caso. Pioli ha dato a questa squadra ordine e coerenza e si è ben vista in campo quando la Juve, rispetto alle recenti apparizioni, non ha massacrato e schiacciato nella propria area gli avversari. Insomma non c’è stata la solita supremazia territoriale ma il risultato si è ottenuto in egual misura e questa è la cosa più importante. La Juventus tuttavia ha giocato un calcio meno spettacolare ma sicuramente più ragionato, la ragnatela su Higuain e Mandzukic nulla ha potuto quando la stessa si sfilacciava sull’imprendibile Cuadrado e il solito incontenibile Dybala triangolando e saltando come birilli i difensori interisti. La tensione di sbagliare dell’Inter ha giocato brutti scherzi, gli uomini di Pioli sono rimasti concentrati per gran parte della gara ma nulla hanno potuto sul goal di Cuadrado vera espressione atletica e bellezza di un calcio di altri tempi quando il colombiano ha esploso con il destro un tiro al volo da fuori area di devastante potenza gonfiando la rete alla destra di Handanovic. La punizione di Pjanic poi si infrangeva sulla traversa ed altre azioni di pregevole coralità hanno raccontato perchè tra la Juventus e le altre avversarie esiste questo divario. Esce Lichtsteiner e per poco non ci scappa un’altra telenovela per la gioia dei rotocalchi calcistici. Non è una questione di saluti questa volta o di “quà il cinque mister” ma la sua faccia è tutt’altro che serena quando Allegri lo richiama in panchina e lo svizzero si sedeva cementificandosi e restando immobile con lo sguardo proteso verso il vuoto. La vittoria della Juve seppur di misura ovatta i festeggiamenti napoletani dopo un 7 a 1 che pareva rappresentare la certezza di affascinanti quanto irrealizzabili conquiste tricolori. Napoli e la sua realtà fatta di arte culinaria sopraffine bellezze naturali, caffè e sfogliatelle e meravigliosi panorami nonchè di storia e cultura si tinge spesso di folcloristici proclami di conquiste ma la distanza dalla Juve è ampia… fin troppo ampia da poter ipotizzare possibili agganci o errori avversari. Il Napoli è una bellissima realtà di questo calcio ma per vincere c’è bisogno di continuità, di costanza e concentrazione. La Roma giocherà martedi e i giallorossi dovranno espugnare Firenze per scavalcare nuovamente il Napoli ma principalmente per rimanere agganciati al treno della Champions League. Per la Juve gli esami non finiscono mai e già ci si rituffa nel campionato dove la sicurezza di fuga vera o presunta tale passerà da Crotone. La trasferta di mercoledi è occasione assai ghiotta per acquisire altri tre punti per un bottino di per se già rassicurante che in caso di conquista rappresenterebbe una ulteriore garanzia per vivere tranquillamente l’immediato futuro in Champions League contro il Porto. In tribuna c’era Conte in compagnia del ct azzurro Ventura. L’ex mister bianconero abbandona prematuramente lo stadio e fugacemente saluta con il palmo della mano destra Nedved e Agnelli seduti lungo il corridoio centrale della tribuna d’onore. Il goal del suo ex Cuadrado e la Juve in versione restyling lo avrà certo preoccupato. Forse. See you soon mister.