Nessuno avrebbe scommesso un solo centesimo sul risultato così eclatante ottenuto al Santiago Barnabeu da parte della Juventus. I campioni d’Italia hanno regalato una pagina leggendaria al calcio italiano e una lezione di tattica e fisicità al Real Madrid relegandolo a un sparring partner. I campioni d’Italia si sono mossi bene con ampiezza e destrezza in tutti i settori del campo. Una prestazione, quella bianconera, che solo negli ultimi 7 minuti di gara ha avuto una leggera flessione e forse proprio questa differenza di continuità ha permesso l’incursione in area di Vazquez. La Juventus delle meraviglie pressa il Real fino al 97mo quando aumentavano man mano le speranze di arrivare ai tempi supplementari e con ogni probabilità erano anche  le intenzioni dei padroni di casa in evidente affanno. La decisione dell’arbitro inglese, poco lucido per l’intera gara, mettono fine alle residue speranze dei bianconeri con un penalty discutibilissimo e una  decisione fin troppo sospetta. La Juve fotocopia il Real che in apertura fulmina i padroni di casa con Mario Mandzukic ( bestia nera degli spagnoli: Cardiff docet). Mandzukic si ripete e sigla una doppietta e poi segue la pennellata conclusiva di Matuidi. Quella che doveva essere una partita perfetta è stata rovinata dalla decisione dell’arbitro inglese Michael Oliver come dicevamo prima che con molta leggerezza puniva un fallo di Benatia su Vazquez subentrato in area e puntando Buffon. Benatia alza la gamba in direzione del petto di Vazquez ma colpendo la palla e non il giocatore. La chiara azione non può essere punita con la massima punizione. Punti di vista certo ma era un rigore discutibile ma non certo eclatante. Decisione assolutamente discutibile dunque e nell’evolversi della contestazione durante il posizionamento della palla sul dischetto è nata la vicenda che ha contribuito in modo negativo sull’evolversi della serata rovinandola irrimediabilmente. L’arbitro inglese manda negli spogliatoi Gianluigi Buffon per proteste che conclude così la sua avventura in Champions League nel peggiore dei modi. Entrava Wojciech Szczesny e la partita si concludeva con il penalty messo a segno da Cristiano Ronaldo. Duro, durissimo lo sfogo del presidente Andrea Agnelli subito ai microfoni e ai taccuini della stampa nel dopo gara criticando aspramente l’operato delle designazioni arbitrali in Europa da parte di Collina e dell’intera organizzazione da lui gestita a seguito di numerosi errori arbitrali ai danni delle squadre italiane e confermando tra l’altro una verità fin troppo evidente dove in molti hanno sempre taciuto. Più dure invece le parole di Gianluigi Buffon che definisce il direttore di gara Michael Oliver arbitro non all’altezza della situazione penalizzando con i suoi errori i sogni di una squadra, definendolo incapace di gestire gare a questi livelli e meritevole solo di assistere alla  gara dalla tribuna mangiando patatine. Il portiere della Juve aumenta la dose concedendosi l’ulteriore sfogo definendo il direttore di gara un uomo con l’ immondizia al posto del cuore.

Sicuramente parole pesanti e a tratti pregne di comprensibile disperazione se non altro per l’epilogo con cui si è conclusa questa amara serata di Champions league. Il grande rammarico del super portiere bianconero è appunto quello di dare l’addio alla massima competizione europea in un modo tutt’altro che consone ai suoi livelli e alla sua storia vissuta in oltre 20 anni di prestigiosissima carriera. Tutti sappiamo quanto il portierone bianconero tenesse a questa competizione e l’unico rammarico è stato quello di non averla mai vinta ma solo accarezzata.

Massimiliano Allegri furente e deluso nella serata di Madrid ha dimostrato tuttavia di essere un allenatore di altissimo livello europeo ma con l’unica macchia forse di aver interpretato male la gara di andata dove sarebbe bastato gestire la partita e alcune scelte fatte, per molti discutibili, come responsabili di questo risultato sfumato. Si rammarica per il rigore ricordando che a Torino anche Cuadrado fu atterrato in area. Rimane tuttavia quello che di straordinario è riuscita a fare la Juventus. La dimostrazione nei vari confronti tra le due compagini è stata sempre quella che nella doppia gara la juventus ha sempre avuto vita più facile. Quella di stasera ha il timbro della leggenda e dell’umiliazione dei padroni di casa per un passivo sicuramente indecoroso ma che si consolano, e non è poco, con il passaggio alle semifinali.

Si conclude qui l’ennesima avventura dei campioni d’Italia nella competizione a lei più avversa. Sono passati ben 23 anni da quel lontano 22 maggio del 1996 quando sotto il cielo di Roma Gianluca Vialli alzò al cielo la coppa campioni. Quelle immagini mancano da troppo tempo e i tifosi juventini che in 4 anni hanno accarezzato da vicino la possibilità di riportarla a Torino dopo le due finali di Berlino e Cardiff adesso ancora una volta devono sopportare la delusione di un ennesimo game over. La Juventus, la dirigenza e l’intero entourage devono capire come correre ai rimendi per evitare ancora il dolore sportivo di una competizione che per svariati motivi è diventata una sorta di incubo e di grande frustrazione.

La Juventus esce dunque dalla massima competizione europea ma si congeda da squadra consapevole di aver compiuto una impresa straordinaria, leggendaria e di grande carattere recuperando sul terreno del Real un risultato fin troppo pesante e compromesso nella gara di Torino. Questa straordinaria serata è  superiore all’altra impresa della Roma contro il Barcellona dove il passivo era corredato però da un goal dei giallorossi e un goal in trasferta a volte fa la differenza. Con queste due vittorie si mette una firma sul reale stato di un calcio italiano molte volte bistrattato ma la conquista di questo trofeo appare ancora molto lontano per la gestione delle partite e di certi equilibri ben diversi da quelli nostrani.

Grazie Juve e grazie ragazzi. Appuntamento alla Champions League tra qualche mese. Di nuovo per riprovarci.