L’abbraccio di Buffon  a Tagliavento, così come quello di altri giocatori con diversi direttori di gara, merita di essere evidenziato solo ed esclusivamente per la bellezza e positività del suo significato. Si tratta, infatti, di un gesto che dovrebbe essere preso come esempio per indicare e mostrare l’essenza dello sport. Ogni diversa e tendenziosa interpretazione, offende il suo autore. Credo che alcuna spiegazione sia dovuta, pertanto, per replicare a quanti hanno espresso opinioni maliziose su tale gesto.

La domanda, piuttosto, è perché tali osservazioni, tali rimproveri, tali battute, sono state fatte solo dopo che un giocatore della Juve, tra l’altro capitano della nazionale nonchè monumento del calcio italiano, sia per le sue qualità sportive che umane, ha abbracciato un arbitro? Non è stato il primo e, mi auguro, non sarà neanche l’ultimo. Perché non si può evitare di fare un qualcosa di bello, di giusto, di umano, solo perché qualche strano soggetto la pensa diversamente. Chi ha attaccato Buffon o biasima tali comportamenti, offende se stesso, non chi li pone in essere. Insulta la sua (presunta) intelligenza. Se la Juventus avesse perso, sarebbero nate delle polemiche? Meglio ancora,  lo stesso abbraccio, fatto da giocatori di altre squadre, ha suscitato anche la benchè minima battuta? No. Non è vittimismo, ma consapevolezza.

Per molti rappresentanti dell’altra Italia calcistica, il problema, l’ossessione, l’incubo, è semplicemente la Juve. Se altri fanno strani regali, inviti nel retrobottega di un ristorante, offrono aiuti per trovare una sistemazione lavorativa, o qualsiasi altra cosa, non conta. Se altri vincono con abbracci pericolosi, con simulazioni teatrali, con “fiocchi di rigore”, non importa. Tutto e tutti, a qualunque costo, purchè non sia la Juve. E’ questo il mantra del popolino antijuventino. E allora perché stupirsi ogni volta, perché aspettarsi un plauso, perchè volere il riconoscimento dei propri meriti anche dal popolino? Abbiamo stima di questi soggetti, abbiamo tanto a cuore la loro opinione? Se li reputiamo indegni di considerazione, allora dobbiamo essere coerenti e restare indifferenti alle loro opinioni, anzi sperare che cadano sempre più nel ridicolo, perché significherebbe che la Juve sta continuando a vincere. In caso di affermazioni diffamatorie, particolarmente gravi e non corrispondenti alla realtà, ci penserà la società Juventus F.C., se lo riterrà necessario, a tutelarsi nelle opportune sedi. Il vincitore, quello vero e non occasionale, difficilmente è simpatico. Le dichiarazioni di individui la cui lista dei nomi sarebbe troppo lunga da elencare, non fanno altro che alimentare la nostra brama di vittoria, la nostra voglia di rispondere sul campo. E’ anche doveroso sottolineare, però, che fomentare “l’odio a prescindere” verso la Vecchia Signora, può istigare alla violenza, non solo verbale, soggetti facilmente infiammabili.

Non abbassandoci al loro livello, noi vinciamo prima ancora di giocare, vinciamo come persone, come tifosi, come società, come squadra, come mondo J. Bisogna essere dei vincenti a tutto tondo per rendere la vittoria una felice abitudine, per essere dei vincitori costanti e non mere comparse. I complessopolesi non ammetteranno mai espressamente la superiorità della Juventus. Probabilmente non lo fanno neanche intimamente ed è questa la loro debolezza. Un elogio o riconoscimento sincero, senza rosichio interiore,  da loro non arriverà mai. Non possiamo aspettarci un confronto dialetticamente ed intellettualmente onesto, né farci “amico il nemico”, perché siamo su due pianeti completamente diversi: il pianeta Vittoria noi, Complessopoli gli altri. Del resto, essere “l’alibi di chi non vince mai” è un dolce peso da portare. Per questo, con un po’ di sano sadismo, auguro una lunga vita al nemico, affinchè possa assistere alla nostra vittoria. E dico: “Juve, porgi l’altra vittoria”.

 

Avv. Domenico Quarracino