Sono le h 22.15, siamo intorno al 60′ del secondo tempo e le cose si mettono male per i bianconeri: per quelli in campo che sono sotto di tre goal ma soprattutto per i 30.000 presenti in Piazza San Carlo, che una notte come quella della finale di Cardiff, di certo, non la dimenticheranno mai. Un boato e poi il caos, l’inizio dell’inferno durato una notte intera: inizialmente si pensa a una bomba ma l’allarme attentato viene subito smentito. Le cause che hanno scatenato le dinamiche dei fatti restano ancora ignote: alcuni parlano di un petardo scoppiato, altri di una transenna andata giù per il peso dei tifosi, altri del cedimento di una scala del parcheggio sotterraneo e altri ancora parlano del tonfo del corpo di un uomo volato giù da un’impalcatura. Ma, anche se non si conosce cosa l’abbia procurato, il boato che ha causato il panico generale è stato forte, tanto da spingere la folla e cercare ogni via d’uscita per cercare di scappare e laddove non fosse possibile trovarla, a crearsela. I soccorsi sul posto sono stati immediati. Molte le persone andate giù, letteralmente calpestate dalla folla che cerca di mettersi in salvo: ci si rifugia sotto i portici, si suona ai campanelli dei residenti chiedendo aiuto, si corre in salvo dentro i portoni e in pochi minuti il numero dei feriti sale. 200 quelli stimati all’inizio, che in poche ore però arrivano a 400, poi 600 e questa mattina addirittura si parla di 1000 persone ferite, tra le quali diversi codici rosso. Gremiti gli ospedali della città, che ancora in queste ore stanno cercando di gestire l’allarme.  E mentre negli ospedali si da assistenza ai feriti, in piazza San Carlo, nel cuore del capoluogo piemontese, si raccolgono i cocci di una serata di festa trasformata in tragedia: per terra tra il sangue, vetri rotti, sciarpe della Juventus, scarpe e altri oggetti personali dispersi durante la fuga generale, rimangono a testimonianza di una notte di terrore tanto, troppo grande per una Torino bianconera che altro non avrebbe voluto che seguire una partita di calcio.

Desirèe Capozio.