“ Dietro la mente l’alibi della verita’ se esangui alla lotta della realta’ ci pieghiamo”
Come non citare i versi di un autore contemporaneo per sottolineare questo clima di attesa?
Il countdown e’ finalmente cominciato, la febbre da Champions pare essere piu’ forte del virus influenzale ed ogni tifoso juventino si immerge nel “ fattore C.” , gia’ la Juve e la Champions, da sempre un rapporto controverso fatto di odio e amore, lacrime e felicita’.
Forse nemmeno l’essere o non essere di filosofico esistenzialismo non ha il medesimo peso specifico che ha questo rapporto paradossale tra la Signora e la Coppa dalle “ grandi orecchie”.
“ In ogni finale ci sono sempre il 50% di possibilita’ per entrambe le contendenti” aveva affermato l’Avvocato per antonomasia, arrivando all’ Amsterdam Arena nel lontano 1998 per assistere alla finale ( persa per un gol in netto fuorigioco ) tra la sua Juve e il Real Madrid ; tuttavia, il tifoso bianconero non riesce a trovare attraverso la ragione una vera motivazione di questo fattore “ C”, che qualcuno chiama ” complesso” mentre altri chiamano sfortuna e c’e’ chi, persino, rievoca antiche scaramanzie appartenenti ai tempi del medioevo.
Insomma, ognuno la vive a modo suo, e’ inutile fare pronostici , le previsioni, poi, paiono piu’ imprecise di quelle metereologiche che propone la rete.
Dal mio punto di vista, preferisco vivere di memorie che ancora sono sprazzi di gioia, rievocando la finale della ormai estinta Coppa delle Coppe 1984 quando la Juve , che indossava una maglia gialla che splendeva piu’ del sole di Icaro, visse una delle notti piu’ magiche e piu’ sofferte della sua storia , superando i portoghesi per 2-1 nel catino di Basilea ( non esisteva ancora lo stadio gioiello attuale) grazie alle reti di Beniamino Vignola e grazie alla cavalcata di chi un tempo fu “ bello di notte” per poi divenire nemico giurato di ogni tifoso bianconeri : Boniek.
Memorie di tempi che furono, di un calcio che non esiste piu’, dove sopravvivono solo i cimeli quali il pallone in foto con cui si disputo’ quella finale.
Concludendo il nostro trattato di memorie e filosofie calcistiche, speriamo , piuttosto, che Diogene non cerchi una luce sul 4-0 del Porto poiche’ e’ soltanto ombra che, con un colpo d’ala, si dissipa.
Daniel Pisani