Il protagonista della J-Interview di questa settimana è un ex calciatore juventino che ha avuto nella sua carriera il privilegio di vincere sia in Italia che in Europa con questa maglia, dove ha condiviso il terreno di gioco a fianco di grandi campioni del calibro Michel Platini e Gaetano Scirea. ‘ForzaJuveNews’ ha deciso di raccontare gli anni in bianconero di Cesare Prandelli, bianconero dal 1979 al 1985.
IDENTIKIT – Conta 138 presenze totali e 2 gol realizzati in Coppa Italia. 7495’ i minuti giocati in tutte le competizioni, che lo collocano come il numero 155 nelle classifiche all-time dei più presenti. E’ partito per 64 volte titolare, in 10 occasione è stato sostituito mentre 74 sono le volte in cui è subentrato dalla panchina.
PRESENZE/GOL | CAMPIONATO | COPPA ITALIA | EUROPA |
138/2 | 89/0 | 26/2 | 23/0 |
IL TRIANGOLO CBT – Da allenatore ha sfiorato la Juventus nel 2004, ma da giocatore ha conosciuto bene la Vecchia Signora. E, vi starete chiedendo, quale fu la sua reazione? “Il presidente della Cremonese era molto amico di Boniperti e del patron dell’Atalanta, per cui quando la società bianconera decideva di comprare un giocatore dalla Cremonese transitava prima per Bergamo. Era un triangolo imprescindibile – ci racconta in esclusiva -. L’ho saputo quando ero ragazzino, a diciotto anni mi mandarono in prestito all’Atalanta in Serie A e l’anno seguente raggiunsi Torino con Domenico Marocchino, Luciano Bodini e Roberto Tavola. Un po’ come fecero Cabrini, Scirea, Fanna prima di me. Perché la storia di quegli anni è quella“.
JUVENTUS – “Era una super squadra, infarcita dai campioni del mondo del 1982 con Platini e Boniek – ricorda con piacere ai nostri microfoni -. Si capiva sin dal primo giorno, era un ambiente che badava alla sostanza, alla pratica e alla vittoria. Arrivare secondi significava fallire, Boniperti trasmetteva questo sin dall’inizio della stagione – tende a precisare – e noi sapevamo che quella era la mentalità juventina tramandata da tutti e che si è mantenuta nel tempo. Torino aiuta in questo, era molto chiusa e dovevi fare solo il professionista. Alla sera, per esempio, c’erano pochissimi divertimenti e svaghi“. Un aneddoto, però, riaffiora nel suo racconto: “Ricordo di noi ragazzini giovani, che dopo aver fatto un allenamento al mattino andammo a mangiare con Trapattoni da ‘Mauro’. Ad un certo punto siamo usciti per andare a comprare un gelato e il Trap ci seguì, chiedendoci cosa stavamo facendo. Alla nostra risposta, ci disse di ‘andare a riposare che domani c’è l’allenamento’. E’ una cosa particolare, pensai a come un allenatore può seguire i propri giocatori ma capii che noi eravamo li solo per giocare. Non dovevano esistere distrazioni. Non c’erano scuse, la società era sempre presente“.
LIVERPOOL– Il palmares narra di tre campionati italiani vinti tra il 1981 e il 1984 e una Coppa Italia vinti in territorio nazionale, la scorpacciata europea iniziata con la Coppa delle Coppe del 1984 e conclusa con la Coppa Campioni del 1985 vinta nella tragica notte dell’Heysel contro gli inglesi del Liverpool, tra l’altro già affrontati e sconfitti nel gennaio di quell’anno in Supercoppa. Un successo non enfatizzato, come tende a spiegarci: “Non essendoci i collegamenti televisivi di oggi, spesso quando si giocava fuori dall’Italia non si sapeva nemmeno il risultato. Ricordo il campo molto ghiacciato – continua Prandelli -, vidi per la prima volta queste lampade che servivano per sciogliere quella lastra che si era formata. Si poteva giocare solo in quella data (16 gennaio ndr), altrimenti era difficile trovarne un’altra. Per la cronaca, vincemmo 2-0 grazie alla doppietta di Boniek. Fece veramente una gran partita, spesso in Europa faceva la differenza“.
Twitter: @_Morik92_
Fonti dati: Juworld.net