di Simone Dell’Uomo

E’ chiaro che le attenzioni del nostro paese e, amaramente non solo, sono tutte rivolte verso altre faccende. Chiaramente, quell’incubo, quel dramma che sta colpendo da un mese a questa parte il Vecchio Continente, l’Europa, quel dramma chiamato Covid-19, più comunemente Coronavirus. Una partita da giocare tutti assieme, restando a casa. Perchè solo così si può isolare il virus.

Chiaramente tutte le attenzioni sono rivolte in Italia ai discorsi di Borrelli, vertice della protezione civile, e non solo. Soprattutto infatti a quelle del Premier, Giuseppe Conte. Ovviamente il Football non può che restare in secondo piano. Scende il numero dei decessi, oggi ammontante a 552; ma risale amaramente il numero dei nuovi casi positivi, tornato ad accarezzare (si fa per dire) i 4000: sono esattamente 3836 su 51.000 tamponi effettuati nelle ultime 24 ore. Stiamo vivendo il cosiddetto “appiattimento della curva” definitivo da Brusaferro, presidente dell’Istituto superiore di Sanità, ma la partita è ancora lunga, eccome.

LA CRISI DEL FOOTBALL E il calcio? Beh il Football vive e assorbe il suo momento di più grande crisi e incertezza probabilmente dal dopo guerra in poi. Perchè sta assorbendo in toto il Covid-19. Campionati sospesi dall’inizio del mese scorso, tanti discorsi e tante chiacchiere, ma soprattutto tanta incertezza. er questo entrano in vigore opzioni, possibilità, soluzioni, ma ancora Pangea. Ancora pangea, già, passatemi la metafora storico-geografica. Perchè ancora i continenti si devono delineare e, non essendo chiaro quando l’Europa intera si sveglierà da quest’incubo, è chiaro che ancora non prevale alcuna ipotesi, nessuna supera le altre. Il problema è assolutamente comune, d’altronde non avrebbe senso soddisfare bocche dei tifosi italiani senza terminare gli altri campionati come Liga, Premier o stessa Bundes, ma soprattutto senza completare Champions ed Europa League. Nonostante lo spostamento al 2021 degli Europei, quegli Europei che sarebbe stato delittuoso farli disputare in queste condizioni, non c’è certezza di quando si potrà tornare alla normalità, quantomeno quella calcistica e chiaramente di noi, giornalisti, addetti ai lavori e tifosi.

CONTRATTI Un problema enorme da risolvere, qualora vengano a sussistere le condizioni di salute globali per portare a termine i campionati, sono i contratti in scadenza il prossimo 30 giugno. Perchè chiaramente, non devi essere esperto di calcio e finanza per sapere che a livello di borsa, bilancio e contratti, le stagioni calcistiche partono ufficialmente il 1 di luglio e si completano il 30 giugno dell’anno successivo. Fatta questa doverosa premessa, a meno che non si inizi i primi di maggio (viste le condizioni, ipotesi tutt’altro che plausibile), nemmeno un calendario estremamente, ma estremamente contratto potrà rispettare questa scadenza. Tanti calciatori vanno in scadenza proprio il prossimo 30 giugno, tante squadre hanno già annunciato che cambieranno sponsor tecnico (Nike, adidas, Puma o via dicendo). Immaginate una finale di Coppa in programma il 2 o 3 del prossimo luglio? Cosa succederebbe? Tanti calciatori non potrebbero giocare, o ancora peggio ditte di sponsor dovrebbero sbrigarsi per consegnare la maglia della stagione successiva in tempo per la presunta finale, quando magari qualche giorno prima s’è giocata la semifinale con lo sponsor precedenza. Insomma, confusione totale.

SOLUZIONI? Noi di SignoraMia proviamo a tirare giù le candidature più importanti:

A) Cancellazione dell’intera stagione giocata. Si torna in flashback ad agosto 2019, come se nulla fosse successo. Con tanta pace, si fa per dire, di tutti i presidenti che hanno investito denaro e passione per conseguire titoli. Si guardi al Liverpool in Inghilterra, ormai ad un passo da un titolo che dalle parti di Anfield sognano da quasi 30 anni, ma si guardi alla nostra serie B, con un Benevento ormai da solo contro i record pronto a contare i giorni per festeggiare la matematica promozione e ritorno in Serie A. E’ chiaro che una soluzione del genere, seppur scelta per cause di forza maggiore (eccome se maggiore), ne scontenterebbe parecchi.

B) Assegnare titoli e piazzamenti in base alle partite giocate quest’anno. Partite che fin qui rappresentano circa il 70% della stagione giocata, percentuale corposa ma mai soddisfacente, in questi termini. Perchè si sa, a due mesi e mezzo dal termine del campionato, qualsiasi verdetto come lotta Scudetto o Champions può essere ribaltato. E’ chiaro che questa soluzione favorirebbe chi attualmente in buona posizione, come la Juve in testa alla classifica che oltre al taglio stipendi ha signorilmente fatto sapere quanto minimamente sia interessata a vincere così uno scudetto. Ma altrettanto chiaro quanto scontenterebbe compagini che non coronerebbero il loro sogno, come la stessa Lazio di patron Lotito seconda ad un punti dai bianconeri. Lotito che come noto nelle ultime ore ha lanciato discreti attacchi, raccogliendo l’indignazione popolare, puntando su quanto e come i suoi debbano allenarsi nella speranza di riprendere il campionato il prima possibile.

C) Eventuali Play-off. Già, una soluzione da Champions. O meglio, una soluzione da basket o pallanuoto. Al fine di ridurre al minimo il numero di partite da giocare. Non è chiaro ne come ne dove evolversi: anche qui in botta secca s’annullerebbero gli eventuali punti di distacco e compagini come l’Inter, che ha deluso e ormai staccata, tornerebbe in lotta per il titolo.

Non è menzionata la soluzione forse più logica e migliore che non scontenterebbe nessuno, fuorchè forse le tv e chi ha bisogno di nutrirsi di football. Ovvero quella di giocare il 30% restante spalmandolo su tutto il prossimo anno calcistico, tanto gli Europei sono stati rinviati a giugno 2021. Anche perchè soprattutto non è chiaro a nessuno, ma proprio a nessuno, quando tutto questo finirà.

GRAVINA In ogni modo quest’ultima soluzione è stata esclusa da Gravina, vertice della FIGC italiana. Perchè se la volontà è quella di finire i campionati e soprattutto di non sostituire la prossima stagione a questa, qualora non dovessero sussistere le condizioni per finire il campionato a quel punto si assegnerebbero titoli in base al 70% della stagione appena giocata. D’altronde, così si evince dalle sue parole risalenti ad una decina di giorni fa, dallo scorso 26 marzo, per l’esattezza.

“Oggi la deadline è del 30 giugno, ma siamo in attesa di comunicazioni da parte dell’Uefa e della Fifa che si sta impegnando per trovare una soluzione per tutte le federazioni. Per noi l’ideale è imporre una deadline intorno al 30 luglio, con partenza entro il mese di maggio. Dobbiamo comunque attenerci al rispetto delle ordinanze che ci arrivano dalle massime autorità. Se non si potesse andare oltre il 30 giugno faremo una serie di riflessioni per salvare il valore della competizione sportiva che è stata raggiunta sul campo. Escludo che si posso ‘collegare’ la stagione 19-20 a quella successiva, perché finiremmo per comprometterle entrambe: non dimentichiamo che a giugno c’è l’Europeo. Lo scudetto potrebbe essere comunque assegnato? Sì, esatto. Il calcio italiano non vive solo sull’assegnazione dello scudetto. Ci sono tanti tornei, vanno assegnati i posti in Europa, le promozioni, le retrocessioni. Io sono in costante contatto con la Fifa e l’Uefa”.

Simone Dell’Uomo