Allegri

ALLEGRI :COSA LASCIA E COSA BISOGNA RICOSTRUIRE                                                        (di Massimiliano Fantasia).
Con l esonero di Massimiliano Allegri alla Juventus si è chiuso un altro capitolo. E non proprio uno di poche e leggere paginette, di quelle da passare via tutto d’un fiato per arrivare al succo di un romanzo. No, stiamo parlando di una storia vera, lunga e tortuosa, divisa in due atti, che oggi trova la sua conclusione, probabilmente definitiva. Massimiliano Allegri e la Juventus si separano, con pochi sorrisi, con tanti screzi, l’ultimo anche pubblico e con tanto rancore, da una parte e dall’altra. Oltre al pensiero personale e al dispiacere per una conclusione non degna di ciò che sono stati questi 8 lunghi anni,vissuti tra alti e bassi naturalmente, è arrivato un comunicato chiaro, ma anche netto e duro, che ha messo fine bruscamente a tutto. Le conferme di ciò che si raccontava in queste ore, di una separazione annunciata tra una decina di giorni e che forse sarebbe stata ,almeno pubblicamente, diversa. Eppure, non è andata così.
Non sindacando, qui e ora, su questo, la domanda è in realtà un’altra: cosa lascia Massimiliano Allegri alla Juventus? Qual è la sua eredità? E non può che essere legata agli ultimi tre anni, o ancor meglio all’ultima stagione, dopo il ribaltone societario, di rosa, di visione e di progettazione, più che al primo eccezionale ciclo, fatto di 11 trofei in 5 anni. Quella, però, è storia, e ora bisogna andare nel concreto di ciò che c’è adesso, anche per poter capire ciò che ci sarà. Ritornato il 28 maggio 2021 ha passato un po’ di tutto – sono appena tre anni, ma per il tifoso juventino sembrano passati almeno tre lustri, visto quanto è successo nel mezzo, e se n’è andato dopo due stagioni senza titoli e una conclusa con la Coppa Italia, l’ultima immagine, agrodolce. La prima eredità è questa: un trofeo. Tornare a vincere, anche perché qualche finale nel frattempo la Juve l’aveva giocata seppur perdendola, è cosa buona e giusta, oltre che necessaria, anche per poter chiudere un capitolo e aprirne un altro ripartendo da una base diversa. Vincere che aiuta a vincere, anche e soprattutto per chi è arrivato nella serata di mercoledì al suo primo trofeo con la maglia della Juventus e costruirà la base del gruppo di domani. E si tratta dei più giovani nuovi leader – alla Vlahovic – ma anche giovanissimi. Ecco, proprio loro, sono la seconda parte di eredità, condivisa: dal progetto della Juventus che non c’è più, ma che ne ha costruito le basi, e proprio da Max Allegri, che ha avuto il compito di svezzarli e lanciarli negli ultimi anni. Yildiz e i suoi fratelli, sono loro il patrimonio della Juventus che sarà, passato dalle mani del livornese. Terzo punto di questa eredità non può che essere il tesoretto, che ha fatto discutere solo qualche giorno fa: le qualificazioni alle tre nuove competizioni per la prossima stagione – Champions, Supercoppa e Mondiale per Club.,sono infatti le basi economiche della Juventus che verrà, imprescindibili per tornare ad essere veramente competitivi, ma seguendo la linea della sostenibilità. Per contraltare, viene da chiedersi anche cosa ci sia da ricostruire. La tempesta in casa Juventus, quella vera, non quella attuale, che è solo una burrascosa folata di un vento già previsto, è alle spalle. La Juve si è ricostruita e l’ha fatto proprio rimettendo la società al centro di tutto, lì dove per un anno buono c’è stato solo Allegri. E così ora la missione ripartenza potrà essere più semplice. Qualcosa da sistemare, oggi, però c’è. E lo si trova nello specchio di questi tre anni. Cos’è mancato? Il gioco, senza dubbio. Quello che può dare più garanzia e solidità nei momenti di sbandamento. E il secondo punto è proprio la continuità: l’idea che si forma dalla base e diventa espressione per tutto un percorso: questa andrà riformata e su questo si costruirà la Juventus di domani, per tornare a vincere e per farlo giorno dopo giorni