Non abbiamo tempo. Non abbiamo tempo per le moviole, per le isterie altrui post-gara, per le giustificazioni, per il fantallenatore, per i “nuovi video”, per i tweet, per il rewind di Iuliano-Ronaldo, per i complotti,  per le chiacchiere da bar. Cose da perdenti. Non abbiamo tempo per essere come gli altri, né tantomeno voglia di diventarlo.

Un perdente ha sempre dei problemi, una scusa dietro l’angolo, dei se e dei ma di troppo. Non si assume mai le proprie responsabilità, si sente perennemente in trappola, vittima di chissà quale misteriosa trama, non si concentra sul presente, ma vive nel passato remoto (vedasi Turone et similia), di ricordi nostalgici dei tempi che furono (vedasi trentennale del primo e semiunico scudetto), sperando in un futuro migliore che da solo non può arrivare. Un perdente si compiange, non leva l’ancora del passato per solcare il mare del presente, si lamenta per la cattiva sorte e recrimina di continuo, biasimando gli altri per assolvere se stesso. In tal modo perde la percezione della realtà e non avendo una piena contezza del presente non riesce neanche a sfruttare bene le proprie potenzialità o a cogliere delle possibilità. Vede la realtà in modo distorto, percependo circostanze inesistenti (es. rigori a favore) e occultando fatti reali (es. Medel che, recidivo, fa il pallavolista).

Un vincente non spreca tempo, ma si concentra sul presente, apparecchiando il futuro. Non ha paura dei propri limiti, non cerca scorciatoie o alibi, non si piange addosso. Punta sempre a migliorarsi, sa fare autocritica, ha una visione lucida dei fatti, si esalta nelle avversità, sa di dipendere solo da se stesso. Ottiene il rispetto non con l’autorità, ma con l’autorevolezza. Quella che nel calcio si consegue sul rettangolo di gioco, vincendo con sudore e qualità, mostrandosi più forti di tutto e tutti. Quest’anno la Juventus ha perso quattro partite in campionato, quasi tutte in modo meritato, ma ognuna di esse ha avuto come comune denominatore clamorosi errori arbitrali, decisivi, ai danni della squadra bianconera. Eppure i giocatori, l’allenatore, la società e l’intero ambiente J World, si sono concentrati sugli sbagli commessi in campo, piuttosto che su altre tipologie di errori. Giustamente. Questo vuol dire avere un atteggiamento vincente e creare i giusti presupposti per esserlo, o continuare ad esserlo, sul campo.

Lasciamo gli atteggiamenti provocatori o pretestuosi ad altri. L’arroganza è dei perdenti, l’autorevolezza dei vincenti. E noi vogliamo e dobbiamo stare in quest’ultima categoria.

 

Avv. Domenico Quarracino