La quiete dopo la tempesta dall’opera del grande Giacomo Leopardi quanto di più bello e profondo si potesse scrivere ma il sommo poeta, filosofo, scrittore, filologo e glottologo italiano non potè certo immaginare che tanta frase fu azzeccata per i tempi odierni: quelli di un calcio fin troppo esasperato.

La Juve si accinge dunque a portare a termine un campionato contornato da mille soddisfazioni (a dir la verità ancora non si è vinto nulla però) ma le premesse ci son tutte e la voglia di confermarsi ancora una volta( la sesta) entrando dunque nella storia, nella leggenda magari, ebbene questa circostanza affascina una famiglia, quella degli Agnelli, che nella Juve ha il suo diadema più bello. Le polemiche sono contorno a volte assai scomodo di un calcio fatto ormai di forti interessi economici dove le sensazioni di veder sventolare un vessillo bianconero e le emozioni di giocatori che nel proprio regno ci passano un’intera esistenza passano mestamente in secondo piano. Le ferite di alcuni episodi di nervosismo e di battibecchi che accadono all’interno di un gruppo sono fisiologiche ma a ricomporle in tempi assai immediati è solo la grande capacità di una società ferma sulle tradizioni comportamentali e su certe “regole” che vanno rispettate. Il caso o presunto tale di Leonardo Bonucci rientra nella normalità delle cose e la gestione della società è tanto esemplare per quanto sia anche in questo aspetto lontana anni luce dalle altre rivali più blasonate. Torna tutto nella logica delle cose dunque consegnando un premio a chi sa gestire con eleganza e ragionamento episodi che avrebbero potuto destabilizzare qualsiasi altro ambiente non certo preparato come quello di corso Galileo Ferraris. Anche questa è la Juve e non solo la squadra che vince e si impone in ogni dove ma che alla bisogna sia in grado, in tempi immediati, di risanare un piccolo screzio, una crepa che dir si voglia, ma con la giusta misura che da sempre contraddistingue il gruppo di famiglia.