Fa male, molto male. Perdere la settima finale di Coppa dei Campioni/Champions League è un record negativo che noi juventini ci saremmo volentieri risparmiato. Cominciare ora con la solita solfa del “non la vinceremo mai”, “le finali sono per noi maledette” e così via, non porta a nulla. Ci crea un alibi: siamo sfortunati, c’è una maledizione. Ci sminuisce: non siamo all’altezza. Ci crea un blocco mentale di matrice più filosofica che tecnica. Anche se è difficile, bisogna analizzare la situazione Juve/finali di Champions League con lucidità,  cercando di dare il giusto peso ai meriti, ai demeriti e anche al caso.

Si sente spesso parlare di DNA europeo e di mentalità europea. Bene, se il problema fosse congenito, la Juventus non sarebbe la prima squadra ad aver vinto tutte le coppe europee, né rientrerebbe in questa ristretta cerchia. Non sarebbe in media arrivata in finale di Champions / Coppa dei Campioni ogni 7  (6,88 per l’esattezza) anni, (ogni 3,6 negli ultimi 22 anni). Non avrebbe avuto serate di gloria contro ogni top team europeo, come capitato recentemente con il Barcellona. In finale si arriva dopo un percorso dove spesso ci si confronta con i migliori, non per grazia divina. Se non hai la mentalità europea, o le qualità necessarie per affrontare tale tipo di partite, non le vinci. Ti fermi molto prima della finale.

Sono dati di fatto, non opinioni di un tifoso. Quest’ultimo  può parlare di pancia, dire di essere stanco di perdere una finale, stanco di vincere solo in Italia, di essere enormemente deluso. Tutto comprensibile, ma non può mollare.

Tanto per fare qualche paragone, Il Real Madrid tra il 1966 e 1998 ha atteso 32 anni prima di rialzare la Coppa dei Campioni e nelle more ha giocato solo una finale, perdendola contro il Liverpool. Il Bayern Monaco ha perso cinque finali in tale competizione, due delle quali scioccanti: nel ’99 rimontato e superato nei tre minuti di recupero dal Manchester United, nel 2012 addirittura in casa propria, all’Allianz Arena, contro il Chelsea.

La Juventus attuale, ha preso come punto di riferimento nel suo percorso di crescita e avvicinamento ai top club europei, il Bayern Monaco. Ebbene, i risultati sportivi della Juventus degli ultimi anni, sono superiori a quelli dei bavaresi. La squadra bianconera è l’unica, negli ultimi quattro anni, ad aver eliminato (nel 2015)  il Real Madrid dalla Champions League. Nessun altro in Europa è riuscito a fermare tale super potenza calcistica. Questa Juve, non può pagare il retaggio del passato, di altre Juventus, di altre finali. Nelle ultime due  finali perse e giocate, la Juventus partiva sfavorita. Ha affrontato, infatti, il miglior Barcellona della storia, certamente una delle migliori squadre di tutti i tempi; stesso dicasi per questo Real Madrid. Quella attuale, nonostante i risultati storici ottenuti non è, per qualità dei singoli giocatori, la miglior Juve della storia. Difficilmente vedremo a breve altri giocatori dominanti come Messi e Cristiano Ronaldo, che sono sicuramente tra i primissimi della storia del calcio. La Juve non ha un giocatore così, la Juve è forte soprattutto come squadra, probabilmente come compattezza lo è anche più del Real Madrid. Ma in una gara secca, se questa Juventus e questo Real giocano al meglio delle proprie possibilità, ha più probabilità di vincere il secondo. Perché ha più campioni in rosa, in particolare nel reparto offensivo, ha più uomini per cambiare marcia, ha James Rodriguez, che è un campione di certo non inferiore all’attuale Dybala,  in tribuna per scelta tecnica in una finale di Champions. Perché ha anche più esperienza nelle finali, più coppe, più attitudine, ha meno da perdere. Una Champions in più o in meno, non cambia la vita al Real Madrid, alla Juve sì. E’ un po’ quello che spesso capita ai nostri avversari in Italia con noi.

Non c’è da fare tanta filosofia. Le ultime due erano finali che, purtroppo, si potevano perdere. Erano quelle con Amburgo, Borussia Dortmund, Real Madrid del ’98 che si dovevano vincere. Lì ci è andata male in alcuni casi per colpe nostre, in altre anche per evidenti errori arbitrali, il che non è una scusante, ma una constatazione. Così come nel 2003 l’assenza di Nedved nella finale tutta italiana con il Milan, ha reso equilibrata una sfida ( persa ai rigori) che con il ceco in campo avrebbe visto i bianconeri nettamente favoriti. Ancora, era la Juventus dei due anni di Capello che aveva il dovere di fare molto meglio in Champions, in particolare nel 2005/06 quando era la miglior squadra del pianeta; uscì miseramente ai quarti di finale. Lì avrebbe avuto  maggiormente senso parlare di “limite europeo”, di resa al di sotto delle aspettative e delle potenzialità.

In sintesi: sono 21 le finali giocate dalla Juventus nelle competizioni internazionali (comprese le due perse in Coppa delle Fiere, ma escludendo il Torneo Intertoto vinto); dieci le vittorie, undici le sconfitte.

Dato negativo: sono sette le finali di Coppa dei Campioni/Champions League perse. In particolare, sono le ultime cinque perse consecutivamente ad aver alterato la media. In tutte le finali è da evidenziare un altro dato negativo: la Juventus ha segnato poco e mai più di un goal in alcuna delle nove finali giocate. Ha effettivamente vinto solo su rigore (unico errore a favore su nove finali) la tragica finale dell’Heysel ( tra l’altro da non considerare come una normale partita) e solo ai rigori quella del ’96 con l’Ajax, nonostante l’avesse largamente dominata nei 120 minuti di gioco. Tante sconfitte in finale possono creare una sorta di trauma, di ansia da finale.

Dato positivo: la Juventus è una squadra che storicamente arriva con una certa frequenza in finale. Addirittura, se si prende come periodo di riferimento quello che va dalla prima finale giocata con l’Ajax nel 1973 ad oggi, la Juve gioca in media una finale di Champions ogni 5 anni (per la precisione 4,88). Le tante sconfitte in finale, potrebbero avere anche l’effetto inverso di liberare mentalmente i giocatori in un’eventuale finale futura. Dare tutto, perché non c’è nulla da perdere.

Dato oggettivo: anche nell’ultima finale, prima che il Real Madrid legittimasse ampiamente la vittoria nel secondo tempo, la sorte non è state favorevole ai bianconeri. In verità, in linea di massima, se comprendiamo nel fattore caso anche l’arbitraggio, storicamente anche lì la Juventus è stata spesso sfortunata. Non può sempre girar male, ma è anche vero che la fortuna aiuta gli audaci, quindi sicuramente bisogna migliorare qualcosa nell’atteggiamento.

Ora, senza troppa filosofia, bisogna guardare fiduciosi al futuro, perché nessuno si sarebbe aspettato una Juve in finale per ben due volte negli ultimi tre anni e sia la società che la squadra sono in costante crescita. La Vecchia Signora ha il potenziale per tornare subito o comunque a breve in finale di Champions e lì non conteranno, o non dovranno contare, le finali già giocate o la storia delle due finaliste,  ma quello che si butterà sul terreno di gioco, dal punto di vista tecnico, tattico, fisico, dell’atteggiamento mentale, della voglia di vincere. La Juve e i suoi tifosi non possono avere complessi o discostare lo sguardo da “quella coppa”, ma accettare la sfida e vincerla. Perché torneremo a vincerla, più volte.

Avv. Domenico Quarracino