Logoteti e Gran Visir della conventicola comunale hanno disposto che lunedì, per l’urbe, sarà un giorno di lutto. A latere, sono ovviamente in corso tutti gli adempimenti previsti dal cerimoniale: le visite intrise di falso cordoglio e ancor più ipocriti incoraggiamenti, nonché l’ostensione di tutti quei segni esteriori volti a esprimere una solidarietà di plastica per il dolore di una perdita, sì, privata, ma avvenuta per manifeste superficialità e incompetenza dei preposti alla reggenza della sfera pubblica.

Lacrime artificiali, distillate da individui che occupano ancora gli stessi scranni di cui erano titolari la sera del 3 giugno; nulla di nuovo sotto il sole… Gente a cui dovrebbe essere interdetta la presenza in occasione delle esequie per impedire la fruizione di una visibilità d’accatto e per rispetto verso Erika e tutta la famiglia Pioletti.

C’è una commissione d’inchiesta (altra circostanza su cui lucrare compensi lordi di sangue) che si prefigge di accertare le responsabilità dei gravissimi accadimenti di piazza San Carlo; ora, Torino sarà pure città magica, ma nel caso di specie non si ravvisa certo la necessità di decriptare un oscuro mistero; scommettiamo che, con il cerino in mano, rimarranno qualche sprovveduto addetto alla sicurezza di strada o, in altri termini, alcune delle ultime ruote del carro?

Sarebbe invece dignitoso, etico e commendevole, che l’ultimo viaggio di Erika prevedesse la partecipazione di una nutrita rappresentanza della Juventus F.C. S.p.A. Una delegazione vera e non limitata ai soliti misconosciuti dirigenti da precettare per simili frangenti, e che possibilmente si astenga dal pubblicare in proprio l’adesione alle ritualità del caso.

Sono già abbastanza irritanti le manifestazioni di esotica allegrezza dei giorni immediatamente successivi alla notte maledetta e lo sarebbero ancor più quelle di una contrizione non autentica.

Saranno pure tempi di meretricio mediatico e commercializzazione dei sentimenti, ma constatare che in alcune semidivinità pagane batte ancora un cuore non alimentato da sette cifre prima della virgola, conferirebbe maggior senso allo spasimare per una maglia e un amore di cui, ahimè, si può morire.

Augh.

Ezio MALETTO