Alla luce di prestazioni invereconde offerte al cospetto di squadre ancor più modeste del già mediocre Bologna del tristanzuolo Donadoni, si può senz’altro affermare che sul terreno del Renato Dall’Ara, nonostante la solita inferiorità numerica a cui la costringe colui che per gli “Eletti di Zerb” è l’Unto di Eupalla, si è vista finalmente una Juve convincente, solida, padrona della contesa e mentalmente in partita per tutta la sua durata.

Il modulo a due centrocampisti oltre Khedira (una sorta di rotatoria stradale che obbliga a rallentare e girarci intorno) ha comunque funzionato, proteggendo la difesa e insufflando maggior tranquillità negli abitanti delle terre più alte, maggiormente liberi di inventare, dato che per difetto di schemi non hanno uno spartito da interpretare.

Uno su tutti: Miralem Pjanić, il cui senso euclideo del gioco lievita costantemente. Se riuscirà a pensare con superiore velocità a un calcio di lunga gittata, si evolverà presto da regista di cortometraggi a direttore artistico di “filmoni”. Oggi, alemanno e rodomonte croato a parte (la sua presenza annichilisce sistematicamente la letalità di Higuain contro le “piccole”), bene tutti, anche se Douglas Costa dovrebbe liberarsi prima della palla e la squadra cercare di più il tiro; in generale e segnatamente dal limite, giacché Mirante, a dispetto di una gara in cui i suoi sodali hanno sempre e solo subito, al di là dei palloni terminati in fondo al sacco non è stato particolarmente impegnato.

L’impressione, comunque, è stata quella di una condizione fisica in crescendo (dopo ventiquattro incontri ufficiali…) e di un discreto equilibrio generale, a tutto vantaggio della solidità complessiva. C’è ancora molto da limare, migliorare ed evitare, a esempio, le piaghe da decubito inflitte al miglior giocare del torneo dal follower di mr. Muscolo, ma per le scaramucce da cortile va già bene così, per il resto, è ancora Pochettino.

Augh.

Ezio MALETTO