Calciopoli
Dopo tre anni di cause che si sono dipanate tra le Corti d’Appello di Brescia, Bologna e Napoli, si aggiunge un altro capitolo alla lunga storia di Calciopoli iniziata nella lontana estate del 2006.

Giovedì 24 gennaio la Corte d’Appello di Napoli, VIII sezione civile ha emanato la sentenza n. 326/19 respingendo le richieste portate dal Brescia Calcio spa, dal Bologna Football Club 1909 spa e dalla Victoria 2000 srl nei confronti di alcuni dei protagonisti di Calciopoli, fra i quali Luciano Moggi, del cui collegio difensivo faccio parte.

Dopo tre anni di cause che si sono dipanate tra le Corti d’Appello di Brescia, Bologna e Napoli, si aggiunge un altro capitolo alla lunga storia di Calciopoli iniziata nella lontana estate del 2006. Questo capitolo ho contribuito a scriverlo anche io.

Una sentenza da 56 pagine

Non dice solo che Brescia, Bologna e Victoria 2000 non hanno diritto a nemmeno un euro di risarcimento, dice molto altro.

Tralasciando qui le questioni di puro diritto, pur pregnanti, stante la complessità della materia trattata, come la stessa Corte non manca di sottolineare, l’arresto dice a chiare lettere che non è stata fornita la prova che il meccanismo di formazione delle cosiddette griglie e/o le metodologie di sorteggio al fine di designare il tale o talaltro arbitro, abbiano affettivamente causato un’alterazione del risultato delle partite (cfr. pagg. 33-34 sentenza citata).

Non solo, la Corte territoriale partenopea spezza una lancia a favore della sua stessa sezione penale, richiamando una parte della sentenza cassata dagli Ermellini, ovvero quella in cui si sottolineò come non fosse emersa la piena prova dell’avvenuta alterazione del campionato 2004/05, non risultando nemmeno alterazioni dei risultati finali delle singole partite (cfr. pag 36 sentenza citata), affermazione che l’attuale sentenza resa dai giudici civili invitano a leggere inquadrandola in maniera esatta e dunque non strumentale, all’interno delle reali caratteristiche, molto peculiari, di mera potenzialità del danno da illecito, senza neppure dover scomodare i reati a consumazione anticipata.

Per meglio esplicitare questo concetto, la Corte scende nel dettaglio, esaminando alcune partite.

Chievo – Fiorentina: “né la giustizia sportiva né quella penale hanno mai accertato alcuna alterazione del suo esito “ (pag. 39 sentenza citata).

Lecce – Parma: “le risultanze istruttorie emerse dal dibattimento penale non confortano neppure la circostanza che l’arbitro De Santis abbia effettivamente determinato il risultato con un arbitraggio irregolare” …” anzi il risultato dipese dalla volontà degli stessi giocatori di entrambe le squadre” (pag.40 sentenza citata).

Fiorentina – Bologna, la partita divenuta cardine nel teorema degli accusatori, che ne additarono le ammonizioni, a detta loro funzionali a mettere fuori gioco alcuni calciatori all’atto della successiva partita con la Juventus: “l’ammonizione dei calciatori è un evento ricorrente nelle partite di calcio e che non appare di per sé condizionare in modo decisivo e diretto il risultato” (cfr. pag. 43 sentenza citata).

Chievo – Lazio: “né la giustizia sportiva né la giustizia penale hanno mai accertato alcuna alterazione del suo esito” (cfr. pag. 44 sentenza citata).

Juventus – Lazio e Juventus – Udinese “la stessa assoluzione dei sue arbitri (Dondarini e Rocchi ndr) in sede sportiva e penale osta a ritenere provato che il risultato fu alterato (cfr. pag. 46 sentenza citata).

Juventus – Bologna: “mancano riscontri all’ipotesi accusatoria secondo cui l’arbitro Pieri si sarebbe adoperato per un risultato favorevole alla squadra di Moggi” (pag. 47 sentenza citata).

Dopo aver esaminato le singole partite, la Corte conclude con parole assai familiari per molti di noi, di noi tifosi della Signora, in questo caso, non tanto di noi avvocati, perché tante volte le abbiamo ripetute, in risposta a chi puntava il dito contro la nostra squadra del cuore, ma che ora a vederle scritte lì, nero su bianco, fanno un gran bel effetto: “manca la prova”.

Sì, manca la prova che i risultati sarebbero stati diversi, che i risultati siano stati alterati. “MANCA LA PROVA”.

E ora fatemi tornare a mettere la toga: se manca la prova allora il campionato 2004/2005 non è stato falsato, chi doveva vincere ha vinto, chi doveva perdere ha perso. La verità giuridica è servita. Contano i fatti, contano le prove e ora vediamo se a qualcuno è rimasta la voglia di contare gli scudetti.