L’ ULTIMA GRANDE NOTTE.                                (di Massimiliano Fantasia).
L’ultima grande notte. Evidentemente  doveva finire così. Con la sua Juve in festa. Con il suo solito corto muso. Con Allegri a difendere il suo manifesto,a volersi a tutti i costi ribellare all’ ennesima ingiustizia con una scenografia che vale da sola il prezzo del biglietto sebbene non sia tanto piaciuta al signor Maresca che raggiungere prima del tempo gli spogliatoi.Proveremo nostalgia anche di questo. E non perché chi prenderà il suo posto non sarà in grado di sostituirlo, ma perché uno così, è un unicum in tutto, alla fine o lo ami o lo odi, o lo ammiri o finisci pure per perdere le tracce del rispetto.
Max è stato ogni cosa, è stato tutto. E’ stato il parafulmine, il catalizzatore, l’uomo con più articoli subiti, con un racconto a volte storpiato, a volte troppo tenero. E’ stato la Juve, soprattutto nel momento più doloroso e difficile. E ha urlato al cielo, dopo un’ingiustizia arbitrale, che c’ha messo semplicemente ogni attimo di sé. Non riuscendo neanche a sbollire quando i sorrisi dei suoi ragazzi hanno provato a cambiargli l’umore.
Maresca, Rocchi, la distanza decisamente marcata dai dirigenti, sempre da solo a difendere in ogni caso i suoi ragazzi contro tutto e tutti proprio mentre la proprietà si celava dietro un silenzio che sa di resa pure quando la festa ha mischiato i volti e le sensazioni. Non gli è passata, ad Allegri. Probabilmente non gli passerà mai.Perche’ qualunque cosa si è detto fino ad oggi e continueremo a sentire Massimiliano Allegri resta il più juventino di tutti e nessuno potrà mai mettere in dubbio il suo senso di appartenenza.E ha voluto ribadirlo nel momento in cui ha recuperato massimo credito, quando ha ricordato al mondo Juve che c’era lui davanti alla bufera, e il resto nascosto negli uffici. E’ la sua verità, naturalmente. Ma di questa si è sempre cibato, anche quando le certezze sembravano smarrite.
Sotto il cielo di Roma, con la curva in festa e un popolo tornato a innamorarsi di una squadra di cui può dirsi nuovamente e finalmente orgoglioso, la sensazione è che si sia chiuso un ciclo intenso. Non bello, né brutto. Forte. Impattante. E’ successo tutto, e c’era Allegri davanti al resto. Seduto sui gradoni, a guardare la curva, le lacrime.