La tecnica c’è. Lo sprint c’è. La grinta c’è. Le reti latitano. Sembra paradossale, ma Marko Pjaca è indubbiamente il calciatore della Juventus che nell’anticipo di ieri sera contro il Milan ha concluso di più verso la porta di Donnarumma, senza però mai riuscire a superarlo.
Bravura del portiere, certo, ma non solo: il croato si è divorato almeno sei nitide palle goal, costruite grazie a un dialogo nello stretto rapido e preciso con i suoi compagni di reparto, dimostrando di difettare (e non poco) in termini di cinismo.
Nonostante tutto, sarebbe ingeneroso condannare l’eroe di Oporto per eccesso di imprecisione: probabilmente è incappato in una serata storta, una di quelle in cui tutto sembra girare male anche se ti impegni a fare bene, una di quelle in cui la porta è stregata e spezzare l’incantesimo compete solo ai fuoriclasse.
Già, i fuoriclasse: un novero nel quale l’ex Dinamo Zagabria ambisce ad entrare, ma di cui non fa ancora parte. Per carità, le stimmate del campione ci sono tutte, è fuori dubbio; nel calcio, tuttavia, vince chi segna ed è proprio su quest’aspetto che Massimiliano Allegri dovrà lavorare, per trasformare quello che ad oggi è un diamante grezzo in un prezioso e inestimabile diadema ambito dall’intero orbe terracqueo.
Chissà che la musichetta della Champions League e il Porto non aiutino Pjaca a ritrovare la propria vena realizzativa…