Contro il Lione di Garcia poca incisività e una brutta prova del gruppo che mette a rischio il passaggio del turno. Ora a Torino vietato sbagliare. I campioni d’Italia non beneficiano di un netto rigore per atterramento di Dybala.

Non vorrei sollevare una critica ma mi giunge spontanea una riflessione sulla situazione ormai quasi ripetitiva e  di una  Juve che annaspa alla ricerca di una sua identità precisa o presunta. Lo scopo dell’investitura del nuovo tecnico Maurizio Sarri è stato mirato o anche di seconda scelta ma comunque una decisione presa collegialmente e con i prodomi che necessitava un fisiologico cambiamento dopo il quinquennio che indiscutibilmente ( forse sotto il profilo spettacolare non eccelso ma che sicuramente va considerato come vincente )  ha portato alla sostituzione di Massimiliano Allegri entrato di diritto nella storia della società torinese. Non è in discussione nessuno fino a prova contraria ed è giusto che il torneo venga giudicato non prima del suo  termine. La  politica sabauda juventina non ha mai fatto e preso decisioni in corso d’opera ma certo è che l’umore del popolo bianconero fermenta lì dove si evidenziano diversità di risultati rispetto alla precedente gestione. Se a più riprese Maurizio Sarri faceva notare che la sua avventura napoletana in quel di Napoli sarebbe stata diversa  ma solo per mancanza  di interpreti e di motivazioni ambientali e  passionali e se i risultati sono giunti e si ripropongono a fasi alterne e senza ancor oggi una precisa identità, bisogna attendere tempi migliori. La ripetitività delle prestazioni tutt’altro che esaltanti preoccupano i tifosi e l’ambiente bianconero, partite come Verona e il duplice confronto con la straordinaria compagine di Simone Inzaghi mettono a nudo le debolezze di questa squadra. Errori che si ripetono come l’ approccio gara e poi l’atavico problema di non saper mai chiudere le partite.  Una evidente fragilità di un reparto difensivo che seppur orfano per lungo tempo del suo più autorevole rappresentante Giorgio Chiellini, non giustifica una cosi sconcertante mancanza di concentrazione. L’acquisto del giovane difensore olandese è una programmazione futura ma non certo attualmente una certezza. Il solo Bonucci non basta a tenere a bada gli avversari perche lo stesso difensore laziale era protetto dallo stesso Chiellini e dal roccioso Barzagli. Le sostituzioni acquisite di Danilo e di Demiral (purtroppo inforunatosi nel momento meno indicato) mettono in luce una incertezza di tenuta. Arginare gli attacchi avversari quando la fase difensiva latita è quanto di peggio possa accadere al cospetto di attaccanti veloci e dotati di buon palleggio. La ripartenza dalla retroguardia è affidata al solo di Bonucci che da solo tuttavia appare  spesso in affanno. Il centrocampo fatto di individualità buone ma non di livello sopraffino come ad esempio  Vidal, Pirlo e Pogba che da soli mettevano in difficoltà qualsiasi centrocampo.  Da tempo Pjanicè  a fasi alterne,  Bentancur  non offre più le sicurezze di continuità come ad inizio torneo e le ripetute prove incolori di  Rabiot e Ramsey sintetizzano forse un cambiamento epocale e una perdita della qualità. Manca  la poca consistenza specie sotto il profilo della costruzione del gioco.

Il risultato di Champions attendeva risposte. Le reazioni di squadra che non ci sono state e poi la forte difficoltà nel non riuscire a contenere la velocità del seppur buono Lione ma non certo squadra irresistibile fanno pensare che la strada da percorrere in Europa appare assai ardua. Il ritorno sarà duro ed è inutile negarlo mentre la ripresa del campionato vedrà i bianconeri tentare di eliminare l’assalto dell’Inter che nello scontro diretto si giocherà forse l’ultima possibilità di riacciuffare la Juventus in testa alla classifica. Già domenica si saprà e si quantificherà la reazione della Juventus.