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 UNA PAGINA DI STORIA

BERLINO : COME È AMARA LA NOTTE                      (di Massimiliano Fantasia).                      Stavolta non è lieve la notte di Berlino. A 9 anni di distanza dal trionfo azzurro, la Juve non riesce a ripetere l’impresa dell’Italia a Germania 2006 e lascia al Barcellona l’onore di alzare in cielo la sua 5/a Champions League. Sfuma il sogno del primo storico triplete ma i bianconeri escono, comunque, dall’Olympiastadion a testa alta. A lungo hanno tenuto dignitosamente testa ad un avversario confermatosi più forte e hanno pure un piccolo rimpianto. Se sull’1-1 l’arbitro Cakir avesse ritenuto fallosa una dubbia trattenuta in area di Alves ai danni di Pogba forse ora staremmo qui a scrivere un’altra storia. Ma va riconosciuto, ad ogni buon conto, che hanno vinto i più forti. La Juve ha giocato con coraggio e personalità. E’ stata gelata a freddo dopo una buona partenza, ha stretto i denti, ha saputo soffrire e, in avvio di ripresa, ha trovato le forze per raddrizzare l’incontro. Poi, paradossalmente, proprio nel suo miglior momento, è tornata sotto e ha finito inevitabilmente per inchinarsi alla maggior classe di un avversario che, pur continuando a cambiare allenatori, continua a vincere, a conferma di una scuola che non conosce rivali.
Costretto a rinunciare ad un giocatore come Chiellini, Allegri ha messo al suo posto il recuperato Barzagli confermando la difesa a quattro con Lichtsteiner ed Evra esterni. Per il resto tutto come previsto con Vidal dietro a Tevez e Morata. Anche Luis Enrique è andato sul sicuro schierando la formazione tipo in classica versione 4-3-3 con il trio delle meraviglie in attacco, Messi-Suarez-Neymar

120 gol in tre nell’arco della stagione.
La Juve parte bene, pressando alto e creando un paio di affanni difensivi ai blaugrana. Ma al primo affondo dei catalani si è ritrovata sotto: quarto minuto Neymar ha smarcato in area Iniesta che dopo aver fatto accentrare su di sé Bonucci ha servito al centro Rakitic che con un comodo sinistro da pochi metri ha infilato Buffon.
Il Barcellona si è galvanizzato e con i suoi soliti passaggi veloci al limite dell’area ha creato altri tre brividi a Buffon prima della fine del tempo con Neymar,palla di un soffio oltre l’incrocio, con Dani Alves destro sventato dal portierone bianconero e con  Suarez diagonale a lato di un nulla. La Juve ha replicato a sprazzi, riuscendo a rendersi pericolosa dalle parti di Ter Stegen solo con due tiri dal limite fuori misura di Vidal e Morata. La squadra di Luis Enrique in avvio di ripresa ha dato l’impressione di poter dilagare ma pecca di spavalderia.
E, così, dopo non aver chiuso i conti con Suarez e Messi, si fa raggiungere : siamo al minuto 55 Marchisio di tacco ha lanciato in area sulla destra Lichtsteiner che ha centrato di prima per Tevez. L’Apache in girata ha impegnato Ter Stegen che nulla ha potuto sul successivo tap-in dell’accorrente Morata.La Juve si è rianimata ed è andata anche vicina al raddoppio con due conclusioni da fuori di Tevez prima e Pogba dop
La svolta al minuto 68’: su un cross di Vidal, Pogba è caduto in area leggermente cinturato da Alves e sulla ripartenza il Barcellona ha colpito con Suarez, lesto a riprendere un sinistro di Messi respinto corto da Buffon. I blaugrana hanno insistito e al 72’ hanno anche triplicato con Neymar su cross dalla sinistra di Alba: un gol annullato dalla terna arbitrale per un evidente tocco con la mano dopo un primo colpo di testa del brasiliano.
La Juve ha ringraziato e, pur faticando a dare continuità alla propria manovra, nel finale per tre volte ha sfiorato il 2-2. Prima con un tocco involontario di schiena di Mascherano che ha sfiorato la propria traversa dopo una maldestra uscita su un angolo di Ter Stegen, poi con un colpo di testa di poco alto di Pogba infine, al 90’, con un gran sinistro dai 30 metri di Marchisio, deviato in angolo dal portiere con la punta delle dita.
Il Barcellona resiste e al minuto 97’ mette il sigillo sul trionfo con Neymar, lanciato in area solitario in contropiede da Pedro. Il sogno bianconero, così, svanisce. Ma resta la consapevolezza di aver ormai acquisito di diritto un posto tra le più grandi d’Europa.