TUTTI GLI UOMINI DELLA SIGNORA. NONE E COGNOME : EDGAR DAVIDS. (di Massimiliano Fantasia).
Ha vestito le maglie di Milan, Juventus ed Inter, oltre a quelle tra le altre di Ajax e Barcellona, vincendo praticamente tutto. Eppure la carriera di Edgar Davids non è stata sempre in discesa, anzi. Un po’ per sfortuna, un po’ per via di quel suo carattere decisamente particolare che gli è valso il soprannome di Pitbull, regalatogli da Louis Van Gaal ai tempi dell’Ajax.
Nato in Suriname, allora colonia olandese, Davids cresce in una famiglia umile. Il padre fa lo scaricatore di porto, mentre la madre è una donna delle pulizie. Una volta trasferitosi ad Amsterdam, il piccolo Edgar inizia a tirare calci ad un pallone nelle giovanili dell’Ajax, con cui esordisce in Eredivisie non ancora maggiorenne. Vince tre titoli olandesi, una Coppa UEFA, una Champions League, una Supercoppa Europea e una Coppa Intercontinentale.
Il primo incrocio con l’Italia avviene in Champions League. Davids infatti vince la finale contro il Milan nel 1995, mentre un anno dopo è titolare a Roma quando la Juventus alza al cielo per l’ultima volta la Coppa dei Campioni. Il Pitbull la sera del 22 maggio 1996 è il primo rigorista dell’Ajax ma si fa ipnotizzare da Peruzzi, spianando la strada al trionfo bianconero. Qualche settimana dopo a portarlo in Serie A è Adriano Galliani che riesce a strapparlo al Barcellona negli ultimi giorni di mercato.
Il primo incrocio con l’Italia avviene in Champions League. Davids infatti vince la finale contro il Milan nel 1995, mentre un anno dopo è titolare a Roma quando la Juventus alza al cielo per l’ultima volta la Coppa dei Campioni. Il Pitbull la sera del 22 maggio 1996 è il primo rigorista dell’Ajax ma si fa ipnotizzare da Peruzzi, spianando la strada al trionfo bianconero. Qualche settimana dopo a portarlo in Serie A è Adriano Galliani che riesce a strapparlo al Barcellona negli ultimi giorni di mercato.
Davids arriva in rossonero a parametro zero dall’Ajax grazie alla sentenza Bosman in un pacchetto che include anche il compagno Reiziger, mentre l’anno dopo a fare lo stesso percorso saranno Patrick Kluivert e Bogarde. Tutti gioielli di quella squadra che aveva battuto il Milan la notte di Vienna del 24/05 1995, ma nessuno di loro fu capace di sfondare in Serie A. Un po’ per limiti propri, un po’ perchè i rossoneri sono alla fine di un ciclo e hanno neccessita’ di riprogrammare .
Il Pitbull fatica a inserirsi nello spogliatoio, ma fino a febbraio riesce comunque a trovare spazio nelle rotazioni dell’allora tecnico rossonero Oscar Washington Tabarez,un uruguaiano arrivato da Cagliari che aveva sempre creduto in lui.Ma un pomeriggio a Perugia la sua prima stagione italiana viene interrotta bruscamente: Luca Bucci esce a valanga sull olandese lanciato a rete,l impatto è violento e sarà Davids ad avere la peggio,la diagnosi non lascia scampo, frattura di tibia e perone.
L’olandese si opera subito, recupera a tempo di record e torna in campo a fine agosto per l’inizio del nuovo campionato. La scintilla col Milan però non scocca, tanto che a gennaio i rossoneri decidono di cederlo alla Juventus per 9 miliardi di vecchie lire e senza troppi rimpianti. Anzi. Nasce così la leggenda secondo cui Billy Costacurta,difensore centrale di quel Milan, avesse individuato proprio in Davids la mela marcia dello spogliatoio, leggenda chiarita dal diretto interessato qualche tempo dopo.
A Torino le cose per l’olandese vanno decisamente meglio.Alla Juventus rimane sette anni vincendo tre Scudetti e diventando l’idolo dei tifosi tanto che oggi il suo nome è scritto su una delle 50 stelle della Walk of Fame allo ‘Stadium’,per volere degli stessi tifosi che lo hanno preferito al polacco Zibi Boniek attaccante capace di illuminare le notti di un altra generazione di juventini. Un amore, quello del popolo juventino per Davids, ampiamente ricambiato dal Pitbull.
L’olandese si opera subito, recupera a tempo di record e torna in campo a fine agosto per l’inizio del nuovo campionato. La scintilla col Milan però non scocca, tanto che a gennaio i rossoneri decidono di cederlo alla Juventus per 9 miliardi di vecchie lire e senza troppi rimpianti. Anzi. Nasce così la leggenda secondo cui Billy Costacurta,difensore centrale di quel Milan, avesse individuato proprio in Davids la mela marcia dello spogliatoio, leggenda chiarita dal diretto interessato qualche tempo dopo.
A Torino le cose per l’olandese vanno decisamente meglio.Alla Juventus rimane sette anni vincendo tre Scudetti e diventando l’idolo dei tifosi tanto che oggi il suo nome è scritto su una delle 50 stelle della Walk of Fame allo ‘Stadium’,per volere degli stessi tifosi che lo hanno preferito al polacco Zibi Boniek attaccante capace di illuminare le notti di un altra generazione di juventini. Un amore, quello del popolo juventino per Davids, ampiamente ricambiato dal Pitbull.
Quella Juventus era una famiglia vincente, in campo si aiutavamo sempre.Nello spogliatoio venne accolto senza alcun pregiudizio per il suo passato,e per lui quelli furono professionalmente gli anni più belli e intensi di tutta la carriera
Lo Scudetto più bello fu senz altro il primo, vinto nel’98.Il centrocampo fu forse il reparto più solido di quella Juve con Conte Deschamps e Davids a mostrare i muscoli per liberare il genio di calciatori come Zidane con cui lego’in modo particolare e di Del Piero .La stella rimane per Davids uno dei riconoscimenti più belli,forse l attestato più importante ricevuto in carriera, perché deciso dalla gente. Con la Juventus ha imparato a giocare per vincere sempre.Un aria che a Torino si respira non appena entri a fare parte della Juve della sua storia,succede qualcosa che,non ti sai spiegare ,qualcosa che si respira nell’aria dello spogliatoio, concetti che vengono tramandati da giocatore in giocatore, è il sentimento che ti trasmettono milioni di tifosi e non c’è club nel mondo che ti faccia lo stesso effetto.
Il più grande rimpianto della lunga avventura di Davids in bianconero restano sicuramente le due finali di Champions League perse contro Real Madrid e Milan. Mentre uno dei momenti più difficili arriva nel 1999, quando l’olandese è costretto ad operarsi ad un occhio a causa di un glaucoma che fa temere addirittura per il prosieguo della sua carriera. Davids torna in campo dopo poco più di un mese, ma da quel momento potrà farlo soltanto indossando un paio di occhiali speciali che negli anni diventano il suo tratto distintivo.
Come detto a Torino l’olandese è tutto un altro giocatore rispetto a quello visto con la maglia del Milan anche se il carattere resta spigoloso in campo e molto particolare fuori. Davids negli anni alla Juventus colleziona dieci espulsioni, senza dimenticare l’incredibile rissa col romeno Contra durante il Trofeo Tim del 2002, quando il Pitbull viene alle mani col terzino rossonero rimediando due giornate di squalifica. Fuori dal campo invece dimostrerà di non essere come descritto da Costacurta legando un po con tutti sebbene i compagni con cui leghera’in modo particolare saranno Paolo Montero e soprattutto Zinedine Zidane.Lo stesso Zidane ha più volte raccontato quanto a Torino si è detto per tanti anni tra la perplessità generale,stiamo parlando della
leggenda che vuole che lo stesso Zidane indossasse un cappellaccio da pescatore per andare a giocare con gli immigrati,proprio trascinato dallo stesso Davids. Lui ci andava matto, lo faceva molto spesso: prendeva la macchina e quando vedeva qualcuno giocare in un parcheggio si fermava per aggregarsi. Diceva sempre:”E’ per loro che dobbiamo giocare, sono queste le partite importanti”. Non e’ da tutti , però,bisogna riconoscerlo,anche per questa sua genuinità merita tutto quello amore che gli viene riconosciuto ancora oggi tutte le volte che torna a Torino.
Come detto a Torino l’olandese è tutto un altro giocatore rispetto a quello visto con la maglia del Milan anche se il carattere resta spigoloso in campo e molto particolare fuori. Davids negli anni alla Juventus colleziona dieci espulsioni, senza dimenticare l’incredibile rissa col romeno Contra durante il Trofeo Tim del 2002, quando il Pitbull viene alle mani col terzino rossonero rimediando due giornate di squalifica. Fuori dal campo invece dimostrerà di non essere come descritto da Costacurta legando un po con tutti sebbene i compagni con cui leghera’in modo particolare saranno Paolo Montero e soprattutto Zinedine Zidane.Lo stesso Zidane ha più volte raccontato quanto a Torino si è detto per tanti anni tra la perplessità generale,stiamo parlando della
leggenda che vuole che lo stesso Zidane indossasse un cappellaccio da pescatore per andare a giocare con gli immigrati,proprio trascinato dallo stesso Davids. Lui ci andava matto, lo faceva molto spesso: prendeva la macchina e quando vedeva qualcuno giocare in un parcheggio si fermava per aggregarsi. Diceva sempre:”E’ per loro che dobbiamo giocare, sono queste le partite importanti”. Non e’ da tutti , però,bisogna riconoscerlo,anche per questa sua genuinità merita tutto quello amore che gli viene riconosciuto ancora oggi tutte le volte che torna a Torino.
Il 21 aprile 2001 la carriera di Davids vive un altro brusco stop: il centrocampista risulta positivo al nandrolone durante un controllo antidoping. La Juventus ed il giocatore si difendono, ma l’olandese viene squalificato per 5 mesi poi ridotti a quattro in Appello. Pena scontata da maggio a settembre e che permette al Pitbull bianconero di tornare in campo all’inizio della nuova stagione.
La lunga avventura di Davids alla Juventus volge al termine a metà della stagione 2003/04 quando, dopo alcuni contrasti con Marcello Lippi, decide di non rinnovare il contratto facendo arrabbiare Luciano Moggi a cui risponderà con una frase rimasta famosa: “Non vado al bar a prendere un caffè con lui, e mai ci andrò”. Decisamente più morbidi invece sono stati i toni nei confronti dell’allenatore viareggino a cui è rimasto legato da un affetto immenso
La lunga avventura di Davids alla Juventus volge al termine a metà della stagione 2003/04 quando, dopo alcuni contrasti con Marcello Lippi, decide di non rinnovare il contratto facendo arrabbiare Luciano Moggi a cui risponderà con una frase rimasta famosa: “Non vado al bar a prendere un caffè con lui, e mai ci andrò”. Decisamente più morbidi invece sono stati i toni nei confronti dell’allenatore viareggino a cui è rimasto legato da un affetto immenso
“Io e il mister abbiamo litigato, poi fatto pace, poi litigato ancora. Avevamo un feeling speciale: è stato lui a darmi la possibilità di emergere. Ero un rischio a quei tempi, lui se l’è al preso con coraggio perché ha visto qualcosa di buono in me”.
La società però lo cede in prestito al Barcellona, Davids saluta così con 235 presenze, 10 goal, altrettanti assist e cinque trofei. Anche in blaugrana Davids fornisce un rendimento elevato ma dopo sei mesi torna a Milano firmando per l’Inter a parametro zero, forse pure nel tentativo di prendersi una rivincita sulla Juventus.
L’esperienza nerazzurra sarà breve e decisamente deludente. L’unica soddisfazione è la Coppa Italia che arricchisce ulteriormente la bacheca personale di Davids, anche se l’olandese non giocherà la finale contro la Roma nè all’andata nè al ritorno pure a causa di forti incomprensioni con l allenatore Roberto Mancini, e ritenuto dal Pitbull uno dei peggiori allenatori incrociati in carriera
La società però lo cede in prestito al Barcellona, Davids saluta così con 235 presenze, 10 goal, altrettanti assist e cinque trofei. Anche in blaugrana Davids fornisce un rendimento elevato ma dopo sei mesi torna a Milano firmando per l’Inter a parametro zero, forse pure nel tentativo di prendersi una rivincita sulla Juventus.
L’esperienza nerazzurra sarà breve e decisamente deludente. L’unica soddisfazione è la Coppa Italia che arricchisce ulteriormente la bacheca personale di Davids, anche se l’olandese non giocherà la finale contro la Roma nè all’andata nè al ritorno pure a causa di forti incomprensioni con l allenatore Roberto Mancini, e ritenuto dal Pitbull uno dei peggiori allenatori incrociati in carriera
Dopo una sola stagione quindi Davids lascia l’Inter e riparte dal Tottenham, poi ritorna all’Ajax con cui vince la coppa nazionale e la Supercoppa d’Olanda nel 2007. Gli ultimi due trofei di una carriera leggendaria che si conclude ufficialmente solo nel 2013 dopo una breve esperienza da giocatore-allenatore del Barnet.
L’olandese ha guidato anche l’Olhanense, squadra della terza serie portoghese, nella seconda parte della stagione 2020/2021. Il carattere però è rimasto quello di un tempo, come dimostra l’espulsione rimediata al debutto per una rissa scoppiata in campo al termine della partita contro il Lusitano Evora. Il Pitbull, oggi nello staff della nazionale olandese, continua a ringhiare anche dalla panchina
L’olandese ha guidato anche l’Olhanense, squadra della terza serie portoghese, nella seconda parte della stagione 2020/2021. Il carattere però è rimasto quello di un tempo, come dimostra l’espulsione rimediata al debutto per una rissa scoppiata in campo al termine della partita contro il Lusitano Evora. Il Pitbull, oggi nello staff della nazionale olandese, continua a ringhiare anche dalla panchina