TUTTI GLI UOMINI DELLA SIGNORA. GIORGIO ROSSANO.
(di Massimiliano Fantasia)
Se avessimo modo di chiedere a chi ha vissuto quegli anni chi era Giorgio Rossano probabilmente ci sentiremo rispondere ” uno che aveva i mezzi tecnici per farcela ma non riuscì a realizzarsi pienamente a causa di una mentalità non proprio in linea alle regole” qualcun altro potrebbe dire più maliziosamente,che sia stato involontariamente l uomo che ha cambiato la storia del calcio italiano di quegli anni..
Il suo palmarès è degno di un campione: scudetto e Coppa Italia con la maglia della Juve, Coppa dei Campioni con quella del Milan. Eppure, la partecipazione a quelle imprese fu, da parte sua, del tutto trascurabile: il suo nome, accostato da sempre ad un calcio di altissimo livello, è ricordato dai meno giovani o dai più interessati alle meteore del passato, anche se sarebbe inesatto affermare che la sua parabola agonistica sia trascorsa senza lasciar segni tangibili: ha frequentato la nazionale giovanile con risultati più che degni, ha anche girovagato per la provincia italiana raccogliendo una quarantina di presenze complessive.
Torinese, classe 1939, Rossano si fa notare nelle fila delle giovanili bianconere: la sua classe non passa certo inosservata,i suoi dribbling, quell’ aria se vogliamo un po strafottente che presto ne faranno un personaggio,la Juve lo manderà a farsi le ossa al Pordenone, che all’epoca militava in serie C. I neroverdi erano una sorta di succursale della Juventus, che soleva attingervi i migliori giovani nella speranza di scorgevi qualche talento capace. Una sorta di giovanile,o di Next gen per rimanere ai giorni nostri, qui crebbe anche un certo Zigoni, estroso attaccante che in coppia con De Paoli trascinò la Juventus di Heriberto Herrera alla vittoria di uno storico scudetto sul finire degli anni 60 ma che divenne un po un simbolo di costume dell Italia di quegli anni, non si arrese mai a chi lo voleva normale.
Rossano debutta con la Vecchia Signora il 20 marzo 1960: al Comunale,la Juve di Carlo Parola riceve la Lazio di Fulvio Bernardini.I biancoazzurri sono in splendida forma e hanno un grande bisogno di fare punti per non ritrovarsi nuovamente immischiati in cattive acque.La juve scende in campo con Vavassori Garzena Leoncini Emoli Cervato Colombo Nicole Boniperti Charles Rossano Lojodice.. finirà 2-0 per i bianconeri,con reti di Charles e Nicole’.Rossano viene lanciato dal primo minuto in sostituzione di Omar Sivori infortunato,nelle intenzioni di Parola,avrebbe dovuto giocare a ridosso di Lojodice sempre più oggetto misterioso,in appoggio al gallese. Quella presenza permette al ragazzo di far parte integrante della Juventus che fagocita, per prima nella storia, il primato nazionale, vincendo il tricolore e la Coppa Italia. Per il nostro, un’annata da incorniciare: del resto, era cominciata splendidamente, con brillanti prestazioni ai Giochi Olimpici romani. Era stato capocannoniere degli azzurri di Viani classificatisi quarti, aveva segnato due gol all’Inghilterra e due al Brasile nel 3-1 che, oltre a lui, aveva visto andare in rete un certo Gianni Rivera.
Torinese, classe 1939, Rossano si fa notare nelle fila delle giovanili bianconere: la sua classe non passa certo inosservata,i suoi dribbling, quell’ aria se vogliamo un po strafottente che presto ne faranno un personaggio,la Juve lo manderà a farsi le ossa al Pordenone, che all’epoca militava in serie C. I neroverdi erano una sorta di succursale della Juventus, che soleva attingervi i migliori giovani nella speranza di scorgevi qualche talento capace. Una sorta di giovanile,o di Next gen per rimanere ai giorni nostri, qui crebbe anche un certo Zigoni, estroso attaccante che in coppia con De Paoli trascinò la Juventus di Heriberto Herrera alla vittoria di uno storico scudetto sul finire degli anni 60 ma che divenne un po un simbolo di costume dell Italia di quegli anni, non si arrese mai a chi lo voleva normale.
Rossano debutta con la Vecchia Signora il 20 marzo 1960: al Comunale,la Juve di Carlo Parola riceve la Lazio di Fulvio Bernardini.I biancoazzurri sono in splendida forma e hanno un grande bisogno di fare punti per non ritrovarsi nuovamente immischiati in cattive acque.La juve scende in campo con Vavassori Garzena Leoncini Emoli Cervato Colombo Nicole Boniperti Charles Rossano Lojodice.. finirà 2-0 per i bianconeri,con reti di Charles e Nicole’.Rossano viene lanciato dal primo minuto in sostituzione di Omar Sivori infortunato,nelle intenzioni di Parola,avrebbe dovuto giocare a ridosso di Lojodice sempre più oggetto misterioso,in appoggio al gallese. Quella presenza permette al ragazzo di far parte integrante della Juventus che fagocita, per prima nella storia, il primato nazionale, vincendo il tricolore e la Coppa Italia. Per il nostro, un’annata da incorniciare: del resto, era cominciata splendidamente, con brillanti prestazioni ai Giochi Olimpici romani. Era stato capocannoniere degli azzurri di Viani classificatisi quarti, aveva segnato due gol all’Inghilterra e due al Brasile nel 3-1 che, oltre a lui, aveva visto andare in rete un certo Gianni Rivera.
Siamo ai nastri di partenza dell’annata 1960-61: Cesarini, tecnico della Vecchia, lo nota nel ritiro cuneense e lo battezza con una sentenza lapidaria: “È veramente un bravo ragazzo, in campo e fuori. Ma per diventare un giocatore vero dovrebbe girare un po’ il mondo e passare qualche notte in guardina”. Il paradosso del geniale Renato sottolineava inesorabilmente la scadenza temperamentale di Giorgio.E se a dirlo era uno come Renato Cesarini che in quanto a temperamento era a dire poco ingestibile,c era da credergli. A fine stagione Rossano si trasferisce momentaneamente al Bari, in prestito: I galletti retrocedono, ma il suo apporto non è affatto deludente.
La stagione susseguente la Juventus decide di riportarlo a casa e all’ombra della Mole Rossano gioca sedici incontri fra coppe e campionato, provando in due occasioni l’ebbrezza del gol. Nonostante si disimpegni con abilità tecniche non comuni in tutti i ruoli dell’attacco e sia in grado di farsi valere con entrambi i piedi non riesce a convincere pienamente lo stato maggiore bianconero. La Fidanzata d’Italia delude i suoi spasimanti, i grandi assi imboccano la parabola discendente o, come nel caso di Boniperti, hanno già appeso le scarpe al chiodo: Madama finisce dodicesima, anche se si toglie lo sfizio di divenire la prima squadra a imporsi in casa del Real Madrid in una gara valevole per una coppa europea: quella volta, a Omar, andava di segnare e fare sognare, di risaltare davanti ad una leggenda come Di Stefano e di far risaltare i compagni, insomma dopo una stagione trascorsa tra massaggi e lunghe ore in piscina aveva voglia di vincere.
Altra estate, e come si dice altro giro d’ombrellone per il buon Giorgio,in attesa di conoscere il suo destino con quella voglia di sfondare che finisce sempre per non esplodere.,questa volta finisce al Milan, nel complesso dell’operazione che portò allo scambio tra Sandro Salvadore e Mora. Anche in rossonero, non incide: sei partite, tre reti, quando contano meno di niente.
Torna a Torino per l’ultima volta nel 1963, ma questa volta non strappa nemmeno un applauso: non gioca mai, e a fine anno viene ceduto al Varese; la sua avventura bianconera termina così.Con pochi sussulti e tanti rimpianti.E si perché potessimo chiedere a chi ha vissuto quegli anni, chi era Giorgio Rossano qualcuno ci ricorderebbe che è stato colui che ha cambiato la storia del calcio italiano di quegli anni perché non possiamo non ricordare di come la Juventus credeva a tal punto in lui da rifiutarsi di cederlo all Alessandria come richiesto dal povero Livio Sacco per agevolare il trasferimento in bianconero di Gianni Rivera.Se solo avesse avuto meno classe e più personalità, già se…
La stagione susseguente la Juventus decide di riportarlo a casa e all’ombra della Mole Rossano gioca sedici incontri fra coppe e campionato, provando in due occasioni l’ebbrezza del gol. Nonostante si disimpegni con abilità tecniche non comuni in tutti i ruoli dell’attacco e sia in grado di farsi valere con entrambi i piedi non riesce a convincere pienamente lo stato maggiore bianconero. La Fidanzata d’Italia delude i suoi spasimanti, i grandi assi imboccano la parabola discendente o, come nel caso di Boniperti, hanno già appeso le scarpe al chiodo: Madama finisce dodicesima, anche se si toglie lo sfizio di divenire la prima squadra a imporsi in casa del Real Madrid in una gara valevole per una coppa europea: quella volta, a Omar, andava di segnare e fare sognare, di risaltare davanti ad una leggenda come Di Stefano e di far risaltare i compagni, insomma dopo una stagione trascorsa tra massaggi e lunghe ore in piscina aveva voglia di vincere.
Altra estate, e come si dice altro giro d’ombrellone per il buon Giorgio,in attesa di conoscere il suo destino con quella voglia di sfondare che finisce sempre per non esplodere.,questa volta finisce al Milan, nel complesso dell’operazione che portò allo scambio tra Sandro Salvadore e Mora. Anche in rossonero, non incide: sei partite, tre reti, quando contano meno di niente.
Torna a Torino per l’ultima volta nel 1963, ma questa volta non strappa nemmeno un applauso: non gioca mai, e a fine anno viene ceduto al Varese; la sua avventura bianconera termina così.Con pochi sussulti e tanti rimpianti.E si perché potessimo chiedere a chi ha vissuto quegli anni, chi era Giorgio Rossano qualcuno ci ricorderebbe che è stato colui che ha cambiato la storia del calcio italiano di quegli anni perché non possiamo non ricordare di come la Juventus credeva a tal punto in lui da rifiutarsi di cederlo all Alessandria come richiesto dal povero Livio Sacco per agevolare il trasferimento in bianconero di Gianni Rivera.Se solo avesse avuto meno classe e più personalità, già se…